“Zen” è un termine ormai divenuto d’uso comune per esprimere concetti legati all’essenzialità e alla purezza. Ha radici antiche e profonde nella spiritualità e nel legame tra azione e scoperta della sensibilità dell’animo umano.
Sin dall’epoca kamakura (1185 – 1333 ) una serie di discipline, tra cui il bonsai, sono state adottate dal buddismo zen e utilizzate come via verso illuminazione.
Nella pratica delle tecniche più comuni, il gesto ripetitivo, unito ai concetti di estetica e ai ritmi imposti, nel nostro caso dall’albero Bonsai, possono educarci nell’applicazione delle stesse regole nella vita quotidiana, insegnandoci indirettamente a seguire ritmi e concetti tipici della filosofia Zen.
La potatura , ad esempio, può sostenere la regola kanso secondo la quale bisogna togliere il superfluo lasciando solo l’essenziale, un concetto può anche essere applicato nella nostra vita quotidiana, eliminando ogni tipo di eccesso. Lavorare seguendo i ritmi fisiologici dell’albero Bonsai ci permette, ad esempio, di educarci a non volere “tutto e subito” e saper aspettare il momento giusto per godere al meglio dei benefici.
I concetti estetici della filosofia Zen
Potrebbero sembrare al primo approccio lontani nella pratica dell’arte bonsai perchè non danno un aiuto concreto nella composizione estetica dell’albero, però la loro conoscenza ci aiuta a comprendere meglio tutte le regole che hanno fatto della pratica Bonsai una forma d’arte molto spirituale.
I sette elementi dell’estetica Zen
Il filosofo e professore universitario Shin’ichi Hisamatsu (1889-1980) descrive sette elementi indispensabili che caratterizzano l’arte e la cultura Zen. Essi non forniranno un aiuto pratico nella realizzazione dell’albero, bensì vi aiuteranno a comprendere le caratteristiche che un’opera Zen e di raffinata bellezza deve possedere per essere considerata tale e, quindi, perché il Bonsai è stato incluso tra le discipline utilizzate per raggiungere l’illuminazione.
Fukinsei – Asimmetria
L’idea di controllare l’equilibrio in una composizione tramite l’irregolarità e l’asimmetria è un principio centrale dell’estetica Zen. Si cerca di ricreare attraverso l’asimmetria un equilibrio dinamico e un movimento, assente nella simmetria.
La natura stessa è piena di bellezza e relazioni armoniose che sono asimmetriche anche se equilibrate, come ad esempio in un Albero Bonsai. Un concetto filosofico Zen descrive la vera bellezza come qualcosa che deve essere completato e che esula dalla statica perfezione.
Kanso – Sobrietà
Un concetto che ci ricorda di non pensare in termini di eccessiva decorazione, ma in termini di chiarezza, una sorta di pulizia, che può essere raggiunta attraverso l’essenzialità delle scelte compositive e l’eliminazione dell’eccesso.
Wabi e sabi – Austerità
Il sentimento di Wabi e Sabi può essere espresso in semplice e austera bellezza. È la bellezza che traspare delle cose imperfette, temporanee, incompiute, modeste, non sofisticate, ruvide e irregolari, che trasmettono sensazione di protezione, calma e tranquillità.
Wabi esprime il carattere e il sentimento delle cose suscitati dalla sobrietà , dall’umiltà , dalla semplicità delle cose ; mentre il Sabi si lega più all’aspetto che lascia trasparire il passaggio del tempo, la vecchiaia e la preziosità della patina di storia acquisita.
Il legno morto naturale, un vaso antico, la patina di un tavolino d’epoca anziché l’aspetto rugoso e screpolato della corteccia sono alcuni elementi che meglio rappresentano la semplicità di una bellezza antica.
Shizen – Naturalezza.
Assenza di finzione o artificiosità, che porta ad un risultato armonioso e naturale (Showa). La realizzazione dell’opera dovrà nascere in assenza di volontà e di visibile intervento esterno rappresentando in tal modo la grazia, la spontaneità e l’armonia della natura.
Il suo raggiungimento è dato dalla conoscenza della materia artistica e della sua applicazione con assoluta padronanza sia del gesto tecnico e della visione estetica.
Yugen – Riservatezza
Suggestione o suggerimento, piuttosto che manifestazione. Benché il termine possa essere tradotto letteralmente come “leggermente scuro”, esso non serve solamente a descrivere il fascino delle cose in penombra o non nettamente manifeste di cui non si riesce a conoscere del tutto i limiti e i particolari, ma viene usato anche con senso più ampio, per indicare ciò che, essendo oscuro, è insondabile, misterioso e imperscrutabile.
La visione senza limiti creata nella fantasia supera di gran lunga qualsiasi cosa che si può vedere più chiaramente, ricreare questo concetto nell’arte bonsai denota una gran sensibilità e umiltà.
Datsuzoku – Libertà dall’attaccamento
È la capacità di fuggire dalla routine ordinaria e quotidiana, svincolandosi dall’attaccamento , provando la sensazione di libertà dai legami che ci costringono al mondo convenzionale, libertà nelle idee, nei gesti, nei sentimenti privi di ordinario condizionamento.
Datsuzoku rappresenta anche il distacco dal proprio ego a favore della nostra opera in cui dovranno emergere tutti gli aspetti più profondi dell’arte e della natura.
Seijaku – Tranquillità
Questa caratteristica dell’estetica Zen è legata alla sensazione di silenzio, quiete e serenità, tutte qualità che provengono da un profondo lavoro di ricerca e concentrazione di chi crea e servono a rasserenare e rilassare l’animo di chi osserva.
Riuscire a suscitare quella sensazione “di “calma attiva “ trasmessa dal bonsai , libero da tensioni visive, forzature innaturali, equilibri mal gestiti e pronto invece a trasmettere la serenità e l’armonia della sua natura di albero, è uno dei compiti principali dell’artista nel realizzare un’opera emozionante e priva di tensioni visive.